In quale emisfero cerebrale è elaborato il linguaggio?

venerdì 2 aprile 2010

Alda Merini, un sito per continuare a lottare: www.aldamerini.it




tri-merini (Gianfranco Bagatti - 1996)




Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…, per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.



Questa è Alda Merini, già donna a dodici anni, quando aiutò sua madre a partorire il fratellino durante i bombardamenti inglesi. Erano scappati su un carro bestiame nelle risaie di Vercelli, e lì hanno atteso in silenzio che i bombardieri se ne andassero.

Questa è Alda Merini, donna che pur avendo conosciuto l'inferno si definisce cattolica, ma ammette: "Non lo so se credo in Dio, credo in qualcosa che… credo in un Dio crudele che mi ha creato, non è essere cattolici questo?".

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.


Venne quindi la povertà, che la faceva vivere con la famiglia in un locale abbandonato. Alda conobbe Ettore Carniti, un lavoratore ("il primo che mi è capitato"), poi lo sposò nel 1953 e con lui convisse tra un internamento e l'altro fino al 1983, quando Carniti morì.

Lei lo amava profondamente. Lui profondamente era geloso, poco incline ad apprezzare gli interessi culturali della poetessa, già scrittrice dall'età di 15 anni. La fame non la preoccupava: lei perseguiva i suoi sogni.

Se la mia poesia mi abbandonasse
come polvere o vento,
se io non potessi più cantare,
come polvere o vento,
io cadrei a terra sconfitta
trafitta forse come la farfalla
e in cerca della polvere d’oro
morirei sopra una lampadina accesa,
se la mia poesia non fosse come una gruccia
che tiene su uno scheletro tremante,
cadrei a terra come un cadavere
che l’amore ha sconfitto.


E poi il manicomio, le violenze, la crudeltà di preti e infermieri che stupravano le donne e poi le definivano "matte". La vergogna e la forza di lottare. Dall'anonimato dei Navigli di Milano all'essere definita "musa dei Navigli", dal manicomio alle candidature al Nobel per la Letteratura, Alda Merini ha lottato tutta la vita: un marito che beveva e la picchiava, quattro figlie che ha partorito e che non ha potuto allevare, alle quali raccomandava sempre "di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza.".

Quattro figlie che, pur ammettendo che la vita della loro madre ha influenzato "positivamente ma anche negativamente" le loro scelte, ora desiderano ricordarla attraverso un portale totalmente dedicata a lei: http://www.aldamerini.it.

Al suo interno è possibile leggere la biografia e le lettere di una personalità affascinante, che aveva trasformato i muri della sua casa in un'agenda telefonica, tappezzata da numeri, versi, articoli, foto e quant'altro. Una personalità alla quale il cantautore Giovanni Nuti dedica nel 1994 tutto il suo percorso artistico.

Alda Merini si spegne il 1 novembre del 2009 a causa di un tumore osseo al San Paolo di Milano: i funerali di stato sono stati celebrati nel pomeriggio del 4 novembre nel Duomo. Rimangono i suoi versi, morbidi nel linguaggio ma durissimi e taglienti nel significato, perché la lotta della Merini non scompare con la sua persona.


di Enrico Santus
(direttore di AEOLO)

Nessun commento:

Posta un commento