In quale emisfero cerebrale è elaborato il linguaggio?

lunedì 23 maggio 2011

I per... Iglesias - I per... Italia

pubblicata da Aeolo il giorno lunedì 23 maggio 2011 alle ore 12.46
Ci avete tolto tutto. Rubato il presente per cancellarci il futuro.

Tutto, perché è più facile governare una città piegata dal bisogno di una città ambiziosa. È più facile governare chi pensa a sopravvivere, che chi pensa a vivere.

L’avete fatto meticolosamente, in lunghissimi anni di politica sporca di strizzate d’occhio, appalti truccati e strette di mano. Prima nella penombra, poi sempre più alla luce del sole. Avete sorriso e scherzato sulla disperazione della gente, senza mai tentare di porvi rimedio. E mai lo farete, perché è proprio su questa disperazione che costruite il vostro potere.

Avete stuprato questa terra con la fetida politica di scambi e promesse, trasformando il diritto in favore, il giusto in privilegio. Avete disatteso il primo articolo della costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” e DEI RICATTI.

Ed è esattamente una città ricattabile che volevate. Una città debole, ripiegata su se stessa. La provincia di Iglesias è oggi l’ultima in Italia per PIL pro capite (14.346 euro per abitante a fronte dei 25.263 euro della media nazionale), un grande sistema in cui ciascuno dei 27.514 abitanti deve tener conto del vostro potere per vedersi onorare anche quei diritti che sono alla base della costituzione, come è il lavoro appunto.

Vi servivano pance vuote. Vi serviva il meticcio da caccia da lasciare in gabbia e a cui lanciare di tanto in tanto un panino per vincolarlo al vostro volere.

È semplice promettere qualcosa a chi non ha niente. Ma non è questo che fa più male, purtroppo. Addolora molto più vedere che quel panino e quelle ossa rosicchiate che lanciate diventino ragione di invidia e gelosie. Non più diritti, quindi, ma privilegi.

Avete affidato fondi pubblici alle aziende in cambio di assunzioni, obbligato all’assunzione in cambio di voti. Poi, come una bolla, tutto è scoppiato. I troppi dipendenti e la fine dei finanziamenti hanno fatto capire agli stessi imprenditori che il vostro gioco non poteva andare oltre. Sono scappati tutti, lasciando solo cassintegrati e disoccupazione. E l’orto si è fatto sempre più sterile, il frutteto sempre più marcio.

Ci avete tolto tutto. Rubato il presente per cancellarci il futuro. Ma la speranza cammina sulle nostre gambe e le nostre braccia vogliono costruire un mondo nuovo.

Godetevi questi ultimi anni di amara felicità.

Enrico Santus