In quale emisfero cerebrale è elaborato il linguaggio?

sabato 7 dicembre 2013

Un Paese perduto

In questi ultimi mesi ho preferito non commentare gli avvenimenti politici nazionali. I miei post su Facebook si sono diradati: la passione politica e sociale ha lasciato spazio a fotografie e pensieri personali. Qualche volta a battute antipatiche e provocatorie.
Dopo la profonda delusione per la sconfitta del Pd di febbraio e l’umiliazione per la rielezione di Giorgio Napolitano, non mi sono più sentito di dovere nulla al dibattito interno. Un dibattito fine a sé stesso. Inascoltato da una classe politica intenta a trovare il modo per sopravvivere ancora un po’.

Non riesco più a leggere nemmeno i giornali. Sembrano raccontare le stesse notizie di un anno fa. Che erano identiche a quelle di due anni fa. Che erano identiche a quelle di tre anni fa. Che...
Berlusconi (non ne posso davvero più di sentire questo cognome) continua ad essere l’agente nei titoli. Il Pd il paziente. “Berlusconi sfida Napolitano”, “Berlusconi pretende la grazia”, “Berlusconi va all’opposizione”.
Solo i toni sembrano mutare leggermente. I giornalisti più acuti, quelli che oltre all’Italia guardano l’estero, iniziano a sentire il peso di dover raccontare un Paese che sta implodendo. Un Paese in cui la forbice tra ricchi e poveri si allarga quotidianamente; in cui i Ministri non si sentono in dovere di dimettersi; in cui un pregiudicato può ancora ricattare Governo e Istituzioni.

Siamo fermi nell’iterazione di un passato che si fa - anno dopo anno - meno glorioso e sempre più imbarazzante.
Non ci sono rotture. Non c’è un vento che spazzi via il tanfo di cadaveri aggrappati a poltrone con unghie e denti. Cadaveri che non hanno alcuna intenzione di migliorare questo Paese, perché in un Paese migliore sarebbero sconfitti, annullati, distrutti.

Intanto il mondo va avanti. Chi si ferma è perduto.

Enrico Santus

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